Il romanzo d’esordio di Davide Enia è il disegno
di una struttura familiare, un albero genealogico che segna le tappe della
storia recente italiana.
Attraverso l’ascesa (e le cadute) di un giovane
pugile, Enia sceglie di raccontare un presente e un passato che si intrecciano
sul terreno di una Palermo aggressiva, ma magnetica.
Davide è un ragazzino che viene instradato al
pugilato dallo zio Umbertino, pugile anch’egli in passato. Proprio come il
nonno e, soprattutto, il padre di Davide, scomparso molti anni prima.
Nel racconto di Enia, l’educazione sportiva,
sentimentale e umana di Davide passa attraverso un’adolescenza formata nella
palestra dello zio, in vista di un campionato nazionale che ha il sapore del
Mito, della Terra Promessa.
Davide Enia, Così in terra, Dalai Editore, 2012 |
Così, il romanzo di Enia scorre in un intreccio
vorticoso e tratti esasperato di narrazioni, arrivando a disorientare il
lettore, che si lascia smarrire nelle pieghe del racconto. C’è nonno Rosario,
sopravvissuto alle atrocità dei combattimenti nel deserto e dei campi di
prigionia, che diventa cuoco lontano da casa e a casa vuole tornare, perché ad
aspettarlo c’è la sua giovane famiglia. C’è zio Umbertino, colosso d’uomo, pugile
eccellente perché istruito dal Negro, il migliore. C’è il Paladino, il papà di
Davide, che entra nella storia poco per volta, quasi in punta di piedi,
nonostante sia il personaggio più devastante, per la potenza con cui agita i
ricordi di tutti. C’è la madre di Davide, resistente come una quercia e
malinconica come le cose più dolci. C’è la nonna, colta e brillante, senza
rimpianti, saggia e non solo per via della vecchiaia. C’è Gerruso, il migliore
amico di Davide, personaggio strampalato e fondamentale. Poi, c’è Nina, l’amore
di una vita, almeno finché si è giovani e l’amore ha il “sapore del gelso” e
l’aspetto di una meravigliosa ossessione.
E Davide. Che raccoglie nei guantoni pezzi dei
suoi parenti: il nonno, lo zio, il padre. Tutti loro rivivono quando Davide è
sul ring, tutti loro tornano a combattere. Per abbattere l’avversario e per
rialzarsi dalle cadute che la vita impone, per guardare dritto negli occhi il
futuro.
“Così in terra” è, in definitiva, una storia di
maestri e allievi. Binomio che per l’autore sembra indispensabile, nella vita.
La lingua che Enia usa per far parlare i suoi
personaggi - e per farli muovere nello spazio - è un capolavoro di siciliano
narrativo. E non obblighiamoci a pensare che ciò sia dovuto al background
teatrale di Enia. La Sicilia parla da sé, basta saperla ascoltare.
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