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giovedì 25 ottobre 2012

"Per legge superiore", di Giorgio Fontana



Verità e giustizia non sono la stessa cosa.
Il lettore sprovvisto di competenze giuridiche si troverà confuso di fronte a questa affermazione. Non sono forse i giudici a stabilire la verità? Non è forse loro compito assegnare la parte del buono e del cattivo, muovendosi secondo criteri oggettivi e inconstestabili? A quanto pare no.

Per legge superiore, il nuovo romanzo di Giorgio Fontana (Sellerio) indaga la morale di un uomo, Roberto Doni, magistrato milanese con una vita regolare e solida. E con una solida concezione della propria professione. Finché si presenta, impetuosa e quasi arrogante, la vicenda di un immigrato marocchino accusato di aver sparato a una donna. Doni deve attenersi ai fatti, lo sa bene. I fatti dicono che l’uomo ha sparato. Ma la vita è anche immaginazione, coincidenze, speranza, fiducia. E i fatti, a volte, hanno un ruolo solo marginale.

domenica 27 novembre 2011

Parti in fretta e non tornare, di Fred Vargas

Non ho ancora finito di leggerlo, ma i tempi sono maturi per dirlo: questa è la "miglior Parigi letteraria" della mia vita letteraria.

Fred Vargas - che è una donna, lo sappiamo tutti - ha scritto un giallo eccelso. Ecco perché:

1) La struttura è lineare e tuttavia appassionante: un assassino spaventa la città ed è necessario trovarlo prima che faccia troppo danno. Niente incastri alla Dan Brown, niente dettagli incomprensibili che il lettore fa finta di aver capito per non fare brutta figura con se stesso o semplicemente per andare avanti nella lettura. Autentico godimento.

2) I personaggi principali sono sempre a coppie: due sono gli uomini che cominciano a studiare i segnali dell'assassino, due sono i poliziotti (un commissario e il suo assistente) che indagano sul caso, due sono gli esperti (medievalisti) che illumineranno di significato gli indizi. Tutti uomini. Il che mi porta a constatare un terzo aspetto.

3) Fred Vargas scrive come un uomo. Insomma, a parte Agatha Christie, sono uomini i più grandi giallisti della storia. E Frédérique Audouin-Rouzeau sembra avere proprio la penna di un uomo: asciutta, ironica, quasi ingenua. Le cose del mondo sono semplici, e con semplicità vengono rappresentate. Non so se questo è voluto o se è una pura questione di stile. Ma se pensiamo che il giallo è camuffare la realtà per svelarla solo nel finale, il fatto che l'autrice si camuffi dietro le parole mi sembra assolutamente coerente.

4) Questo per me è il punto più interessante. La vicenda è ambientata ai giorni nostri. Lo sappiamo perchè si parla di televisione, radio, computer e database, rilevazioni scientifiche e quant'altro. Eppure leggendo ho sempre avuto l'impressione - la piena e inconsapevole consapevolezza, direi - che Fred raccontasse la Parigi del XIX secolo, non più tardi. Mamma mia che impressione quando poi arriva un dettaglio, tipo "furgoncino", "codici d'accesso", "microfono" e "giornalisti" che fa cadere l'illusione... 


E comunque, avrei potuto evitare questa lunga discussione, il punto 1, il punto 2, il punto 3 e il punto 4, scrivendo semplicemente questo: "Fred Vargas sembra Pennac". Ma io non sono un uomo né scrivo come tale, dunque sarebbe stato troppo poco per me.


Fred Vargas, Parti in fretta e non tornare, Einaudi